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"Oggi celebriamo l’80° anniversario del Giorno della Memoria, istituito per ricordare l’orrore della Shoah e delle persecuzioni nazifasciste. Il 27 gennaio 1945, esattamente 80 anni fa, i soldati sovietici varcarono l’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, liberando i sopravvissuti e portando alla luce gli orrori del genocidio nazista.
Il Giorno della Memoria è un monito assoluto che deve continuare a risuonare nella nostra società e nelle nostre coscienze di cittadini, affinché l’orrore della Shoah non sia mai né dimenticato né negato. Ricordare significa assumere un impegno collettivo per sconfiggere la piaga dell’antisemitismo e per contrastare ogni forma di discriminazione e intolleranza. Questa giornata si intreccia, quest’anno, con un altro anniversario fondamentale: gli 80 anni dalla Liberazione dal Nazifascismo, che celebreremo il 25 aprile e, per la nostra città, il 14 aprile. Eventi che ci prepariamo a vivere e che ci richiamano all'importanza di custodire i valori fondanti della nostra democrazia: libertà, giustizia e solidarietà.
Imola è una comunità che non dimentica e che si impegna ogni giorno per preservare la memoria, facendo di essa lo strumento attraverso il quale leggere criticamente il presente e orientarlo affinché quello che è accaduto non si ripeta. Lo dimostrano iniziative come il progetto “Quando un posto diventa un luogo”, divenuto europeo e di cui Imola è città capofila; oltre alla Posa delle Pietre d’Inciampo, avvenuta lo scorso 15 gennaio, che invita tutti noi a riflettere sugli orrori che hanno colpito anche il nostro territorio. Le Pietre d’Inciampo sono piccoli blocchi di pietra ricoperti di ottone lucente, posti davanti alla porta dell'ultima residenza delle vittime. Ogni pietra riporta nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione e data di morte, come monito per non dimenticare. Abbiamo ricordato Antonio Morini, Sante Noferini, Secondo Ravanelli, Cleo Ricchi, Walter Tampieri e Giorgio Zomparelli, prelevati dalle loro abitazioni qui a Imola e mai più ritornati. Voglio ringraziare le associazioni ANPI, ANED, CIDRA, insieme a tutte le scuole, gli studenti, i loro docenti e dirigenti, per l’instancabile impegno nel trasmettere alle nuove generazioni il valore della memoria.
Un pensiero speciale va ai “Giusti tra le Nazioni”, coloro che, mettendo a rischio la propria vita, hanno scelto di salvare vite umane opponendosi alla barbarie nazifascista. Qui ad Imola ricordiamo con gratitudine la famiglia di Edmondo Carlo Bizzi, la moglie Nerina e le figlie Bianca e Laura, insieme a figure come don Giulio Minardi, il Sindaco Amedeo Ruggi e Giuseppe Maiolani, che nascosero e protessero famiglie ebree. Un pensiero commosso lo voglio dedicare a quanti, perseguitati politici e deportati, hanno scelto di testimoniare, trasformando il loro dolore in un messaggio di speranza e impegno per la pace, la fratellanza e la libertà. Fra le figure imolesi, ricordiamo con affetto Vittoriano Zaccherini e i fratelli Augusto e Franco Dall’Osso, la cui memoria resta viva in noi. Ringrazio chi, come Roberta Dall’Osso, Presidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti a Imola, porta avanti con coraggio questa testimonianza e anche oggi ce la ricorda. Ringrazio anche i partecipanti al “Viaggio della Memoria” a Mauthausen dello scorso anno e gli studenti dell’I.C. 7 che oggi prendono parte, con un loro contributo, a questa Seduta. Saluto inoltre Vittorio Gardi e Virginia Manaresi, esempi di Resistenza e impegno civile coraggioso. Virginia, detta “Gina”, è tuttora testimone vivente dell’avvenuta deportazione degli oppositori politici.
Infine, non possiamo dimenticare il sacrificio degli Internati Militari Italiani. Ufficiali, sottufficiali e soldati, che, dopo l’8 settembre 1943, in Italia e su tutti i fronti di guerra, dove fino a quel momento avevano combattuto a fianco dei tedeschi come alleati, posti davanti alla scelta di passare dalla parte tedesca e combattere con loro, rifiutarono in massa. Essi, dopo la costituzione della Repubblica Sociale Italiana, si rifiutarono anche di aderire a quest’ultima, mantenendo fede al giuramento prestato allo Stato italiano legittimo e furono quindi deportati in Germania. In quanto considerati traditori, gli fu tolto lo status di “prigionieri di guerra” e divennero “internati”. Come tali non godevano della protezione degli accordi internazionali e nemmeno della tutela delle organizzazioni umanitarie. Nei campi di concentramento furono sottoposti a lavoro forzato, fame, sevizie e umiliazioni, ma continuarono ad opporsi ad ogni forma di collaborazione con i nazifascisti. Con il loro NO, pagarono pesantemente la fedeltà al giuramento fatto all’Italia. In totale furono circa 700mila, una gran parte del Regio esercito. Oltre 50mila morirono nei campi, altrettanti al ritorno in patria per malattie contratte in prigionia.
Un sentito ringraziamento va anche a tutti coloro che, con dedizione e creatività, stanno proponendo iniziative per celebrare questi anniversari. Rendono onore al patrimonio storico che Imola, Città Medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, possiede.
Tuttavia, mentre oggi ricordiamo le tragedie del passato, non possiamo ignorare i segnali drammatici che arrivano dal presente. La violenza e il disprezzo per la vita umana continuano a
manifestarsi in diverse parti del mondo. Penso all’Ucraina e alla sempre più martoriata Striscia di Gaza, alle sofferenze e alle condizioni dei loro popoli e alle quali sono sottoposti da troppo tempo in maniera inaccettabile, ingiustificabile e che interroga ognuno di noi, ma anche ai conflitti in altre aree colpite da guerre e persecuzioni. È imprescindibile promuovere una pace autentica e duratura, non fondata su accordi privi di concretezza o destinati a essere disattesi, ma capace di garantire il rispetto dei diritti e delle legittime aspirazioni delle parti coinvolte. Preoccupa la superficialità con cui, talvolta, vengono avanzate soluzioni sommarie a conflitti complessi, ignorando le profonde implicazioni umane, culturali e geopolitiche che tali situazioni comportano, e rischiando così di aggravare ulteriormente tensioni già esistenti anziché favorire un dialogo autentico e costruttivo. Occorre una Pace che sia equa e condivisa, mai imposta con la forza, e che si fondi sui principi dell’equità, della giustizia e del riconoscimento della dignità di ogni popolo.
Troppo spesso nel mondo assistiamo al preoccupante sdoganamento di gesti, simboli e parole che rievocano ideologie di odio e intolleranza, senza che se ne comprenda appieno la gravità e il significato storico che portano con sé. Questo atteggiamento rischia di banalizzare ciò che dovrebbe invece continuare a scuotere le nostre coscienze e riguarda tutti, nessuno escluso.
Si sta verificando un progressivo indebolimento e una crescente delegittimazione delle organizzazioni internazionali multilaterali, nate con lo scopo di promuovere la convivenza pacifica fra i popoli e garantire un ordine globale fondato sul dialogo, sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Inoltre sono riemersi in modo preoccupante - alimentati anche dall’uso errato dei social – l’antisemitismo, l’intolleranza, il razzismo e il negazionismo, in forme sempre più insidiose. Troppo spesso il principio fondamentale della libertà di espressione viene distorto o strumentalizzato per giustificare comportamenti e messaggi che vogliono riscrivere il passato o alimentano odio e divisione. Significa travisare il valore autentico di questo diritto, che deve sempre essere accompagnato da responsabilità e rispetto per gli altri.
Questo scenario ci ricorda che la memoria non è solo un esercizio del passato, ma una responsabilità del presente. Non possiamo tollerare che i diritti umani vengano calpestati, che le minoranze siano perseguitate, che la violenza e l’odio trovino terreno fertile nella nostra società.
Nonostante tutto questo, c’è speranza. Le iniziative di quest’anno per il Giorno della Memoria e le numerose azioni che si svolgono, durante tutto l’anno in città e nelle scuole, sono una grande fonte di speranza. Le scuole sono un luogo principe in cui coltivare memoria e farne uno strumento attivo e generativo per le future generazioni. La ricchezza e lo spessore delle azioni proposte nell’ambito della Giornata della Memoria ci restituiscono la solidità del nostro tessuto di valori e del
nostro patrimonio storico, offrendoci gli strumenti per non rassegnarci mai. In tanti giovani, insegnanti, volontari e cittadini vediamo una volontà autentica di non arrendersi all’indifferenza, di custodire la memoria e di impegnarsi ogni giorno per una società più giusta e solidale. Ognuno di noi, con le proprie azioni quotidiane, può essere un custode della memoria e un promotore di pace.
La Storia ci affida un compito: trasmettere alle future generazioni non solo il ricordo del passato, ma anche l’impegno a costruire un presente e un futuro fondati sui valori della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Con unità, insieme, facciamo nostro questo messaggio, riaffermando con forza i valori di pace, libertà e giustizia, che devono guidare le nostre azioni di oggi e di domani.
Grazie."
Marco Panieri
Sindaco di Imola
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Ultimo aggiornamento: 28-01-2025, 09:24