Basta la parola: stereotipo
STEREOTIPO
Modello convenzionale di atteggiamento, di discorso e sim.: ragionare per stereotipi. In particolare, in psicologia, opinione precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente, su persone o avvenimenti e situazioni (corrisponde al fr. cliché): giudicare, definire per stereotipi; stereotipi individuali, se proprî di individui, stereotipi sociali, se proprî di gruppi sociali.
Espressione, motto, detto proverbiale o singola parola nella quale si riflettono pregiudizî e opinioni negative con riferimento a gruppi sociali, etnici o professionali.
(Dal dizionario TRECCANI)
Il concetto di Patriarcato ha origini antropologiche ed esprime un sistema sociale che vede il dominio del maschio sulla femmina. Al maschio è riservato lo spazio pubblico e del potere, alla femmina lo spazio privato, la gestione della famiglia e della casa.
Su questa concezione si fonda la cultura patriarcale che prevede schemi e modelli sessisti in quanto assegnano comportamenti precostituiti a ciascun sesso. Gli effetti sono discriminanti e limitativi della libertà e dei diritti per le donne in ambito sociale e produttivo e assegnano, nello stesso, privilegi agli uomini, limitandoli nell’espressione di emozioni e sentimenti.
Da qui i significati di “femminilità” e “virilità” che tradizionalmente conosciamo, corrispondenti ad atteggiamenti e comportamenti cosiddetti normali. Discostarsi o differenziarsi da questa “normalità” è considerata una violazione della norma e dunque deviante da essa. La conseguenza è lo stigma sociale vale a dire un giudizio negativo del contesto che colpevolizza chi assume comportamenti non consoni agli schemi dati, dunque trasgressivi. Prima che si verificasse un’evoluzione dei costumi e delle leggi, diversi di questi erano perseguibili con sanzioni penali. Si pensi all’adulterio, in passato non punibile per i maschi ma perseguibile per le femmine. All’origine si trova sempre una disparità fra i sessi in base alla quale le donne sono considerate inferiori agli uomini. Fino al 1946 non era loro riconosciuto, in Italia, neppure il diritto di voto.
Nel corso del tempo la situazione sociale e giuridica è cambiata grazie ai mutamenti prodotti dalla rivendicazione delle donne di essere riconosciute come soggetti con pari diritti.
La cultura patriarcale si è adeguata ma, in forme diverse, continua ad alimentare gli stessi stereotipi, adattati all’evoluzione dei costumi.
Quando una donna subisce violenza (in qualsiasi forma) è quasi sempre considerata, almeno in parte, responsabile dell’offesa subita e colpevolizzata in ordine a comportamenti sconvenienti rispetto alla norma degli stereotipi sessisti. “Te la sei cercata”, “potevi evitare di..”, “hai indossato abiti sconvenienti”, “hai tenuto un comportamento provocante”, “gli hai fatto credere che..” ecc.
Sono frasi che sentiamo spesso e che relativizzano la gravità dell’azione violenta. Chi subisce diventa vittima due volte.
In altri casi la violenza è il prodotto della rivendicazione della normalità del controllo e del possesso del maschio sulla femmina, del suo dominio sulle scelte e sul corpo delle donne.
Stereotipati sono quindi tutti quegli atteggiamenti, giudizi, schemi culturali che riconducono maschi e femmine ai ruoli originariamente fissati dalla cultura patriarcale che riproduce e alimenta in sostanza, disparità, iniquità, disuguaglianze nella condizione di vita, nel diritto, nella libertà di scelta fra i sessi, tracciando confini esclusivi e marginalizzanti.
Lo stereotipo è uno schema con effetti negativi anche su individui e gruppi sociali considerati non corrispondenti alla norma data e che si tende a escludere e a marginalizzare dal contesto sociale e dalla sfera di potere pubblico.
Gli stereotipi discriminanti sono all’origine delle azioni violente.