Le imprese del territorio imolese
Struttura economica
Osservando le variazioni di valore aggiunto per abitante, viene evidenziato il crollo del valore aggiunto del 2020 rispetto al 2019 del 9,1% (maggiore rispetto al -8,7% nazionale). Al contempo si nota che il rimbalzo della variazione di valore aggiunto del +7,8% avvenuto a Imola nel 2021 è superiore al dato nazionale, così come la previsione per l’anno 2022.
Il settore agricolo è quello che ha maggiormente subìto la crisi, rimanendo col segno meno anche nel 2021 (-4%) e nelle previsioni del 2022 (-2%); per converso, il settore industriale ha visto una crescita di valore aggiunto nel 2021 del 12%, mentre si prevede si collochi al -2% nel 2022, anche in contingenza con la situazione globale di carenza di materie prime e di aumento dei costi dell’energia.
Ugualmente, nell’ultimo anno il settore agricolo è quello che ha vissuto un calo degli addetti (-2%) maggiore rispetto al -1,4% nazionale e in controtendenza alla variazione del Nuovo Circondario Imolese.
Nel decennio 2011-2021, se per un senso la popolazione a Imola è cresciuta del 2,9% (in opposizione al calo dello 0,5% dell’Italia), gli addetti sono cresciuti del 10,2%, e il reddito per contribuente è aumentato del 5% (rispetto al 3,8% dell’Italia), per un altro senso le localizzazioni sono diminuite del 2% e il valore aggiunto dello 0,1%.
Tessuto produttivo
A Imola le imprese artigiane rappresentano il 31,5% del totale. Una porzione rilevante è ricoperta dalle imprese femminili con il 21,3% del totale – tuttavia al di sotto del 22,7% nazionale. Allo stesso modo le imprese ascrivibili alla tipologia “giovanili” sono il 7%, meno dell’8,8% nazionale. Viceversa, l’11,9% di imprese straniere è di poco superiore alla media italiana.
Osservando le quote di imprese ripartite per ambito secondo la classificazione Eurostat/Unioncamere, le quote maggiori sono occupate da servizi a bassa intensità rivolti al mercato, edilizia, manifatturiero-tecnologia medio alta, agroalimentare e manifatturiero-tecnologia medio bassa. Più specificamente, i settori leader nel comparto agricolo/industriale fanno riferimento alla fabbricazione di macchinari e apparecchiature NCA, alla fabbricazione di altri prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi, alla fornitura di energia elettrica/gas/vapore/aria condizionata, alla fabbricazione di apparecchiature elettriche e alla riparazione/manutenzione/installazione di macchine, e secondo il Core Competencies Index hanno un’incidenza di almeno il doppio di quella nazionale. Invece nel comparto terziario i settori leader sono quelli legati alle attività sportive e di intrattenimento e i servizi di assistenza sociale residenziale, che secondo il Core Competencies Index sono al di sopra della media italiana.
Pablo classifica poi le tipologie di attività in base alle variazioni di localizzazioni e addetti raffrontando il 2022 con il 2019. Da un lato il risultato evidenzia che le attività con il maggiore saldo positivo tra localizzazioni iscritte e cessate afferiscono all’ambito dei lavori di completamento e finitura degli edifici e della costruzione di edifici residenziali e non; mentre quelle con il saldo negativo maggiore riguardano la coltivazione di uva e altre attività di assistenza e consulenza professionale, scientifica e tecnica. Dall’altro lato, le attività col migliore saldo positivo di addetti riguardano la fabbricazione di macchine per impieghi speciali con parti e accessori e le attività delle agenzie di fornitura di lavoro temporaneo; mentre le attività con il saldo di addetti peggiore fanno parte della fabbricazione di macchine di impiego generale e materiale meccanico, e attività di servizi alla persona.
In termini di variazione di fatturato del 2021 rispetto al 2020, l’ambito con una performance migliore è il settore costruzioni (+32,6% in linea con la media italiana), ed è seguito dal +30,8% dell’industria, e dal +24,3% delle cooperative. In generale, la variazione totale di fatturato a Imola si colloca quasi al +29% rispetto al +24% medio italiano. Contestualmente a Imola l’80% delle società aveva chiuso il 2021 in utile, il 60% delle imprese risulta resiliente con fatturato e addetti in aumento e l’8% vulnerabile (rispetto al 7% nazionale). Infine analizzando lo stato di salute delle imprese sulla base della classe di rating del capitale, il 30% risulta sano, il 39% adeguato, il 23% vulnerabile e l’8% a rischio, percentuali migliori rispetto ai dati nazionali.
Per converso, più negativamente si presentano i dati sia sul grado di innovazione (5,4% a Imola rispetto al 9% NCI e al 4,6% Italia) sia sul grado di internazionalizzazione, in base ai quali Imola è ferma al 4% - rispetto al 6,4% NCI e al 6,7% medio dell’Italia.
Stabilità finanziaria
A questo punto si osservano i dati circa il merito creditizio, la probabilità di default, il rischio ambientale e l’ESG delle imprese.
L’indicatore di stabilità finanziaria (CRIF) evidenzia che il 58% delle imprese imolesi ha una stabilità buona, pressoché in linea con i dati circondariali e nazionali.
Il giudizio del merito creditizio (Qualitative Score) – basato su parametri qualitativi – assegna al 15% delle imprese il giudizio ‘buono’ (in linea con NCI e Italia), mentre assegna al 33% il giudizio ‘discreto’ e risulta una percentuale maggiore sia rispetto al NCI sia rispetto all’Italia.
Per quanto riguarda la probabilità di fallimento nei prossimi 18 mesi (VADIS), il 55% delle imprese presenta un rischio basso, il 37% un rischio medio e il 9% un rischio alto – tutte percentuali in linea con il circondario e con il totale nazionale.
Il TRUCOST osserva la quota potenziale di fatturato necessaria a risarcire un danno ambientale provocato dalla propria attività, ed evidenzia che il 47% delle imprese dovrebbe utilizzare meno dell’1,5% del fatturato, e solamente il 3% delle imprese dovrebbe utilizzare più del 10% del fatturato; si tratta di percentuali migliori rispetto al Circondario e in linea con l’andamento nazionale.
Da ultimo, l’indicatore delle prestazioni ambientali, sociali e di governance delle imprese del territorio (ESG overall /environment/social/government) delinea una situazione per cui Imola si colloca a 14,8, in linea con il Circondario e leggermente meglio rispetto all’Italia.
Imprenditori
Il 13% degli imolesi rientra nella categoria ‘imprenditori’, tuttavia se relativamente alla percentuale di imprenditrici Imola è in una posizione leggermente migliore dell’Italia e del NCI (28,7% rispetto al 28% e al 27%), per quanto riguarda l’età la situazione è meno felice: vi sono 30 imprenditori over70 ogni imprenditore under30, rispetto ai 25,6 dell’Italia.
Le quote maggioritarie di imprenditori afferiscono al commercio (17,9%), ai servizi alle imprese (17,5%) e all’industria (14,3%), a seguire le costruzioni, l’agricoltura, i servizi alla persona e l’alloggio/ristorazione. In essi, la quota femminile raggiunge il 47% sia nei servizi alla persona, sia nella sanità sociale, e il 39% nella ristorazione. Questi trend seguono l’andamento delle percentuali dell’Italia.
Per quanto riguarda la provenienza, il 91% degli imprenditori è italiano, il 9% straniero, di cui il 17,5% dall’Albania e il 12,3% dal Marocco.
Turismo
Confrontando il 2021 con l’anno precedente, gli arrivi sono aumentati del 58,3% (dato migliore rispetto all’Italia ma inferiore rispetto al 75% del NCI) e le presenze sono aumentate del 38%. Le presenze a Imola per abitante sono state 2,3: superiori rispetto al NCI (1,7) ma meno della metà rispetto ai 4,8 del sistema Paese.
Materiali
I dati di Imola - agg. novembre 2022
fonte dati: Pablo - Unioncamere Emilia Romagna