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I Comuni e l’A.N.P.I. di Imola e di Riolo Terme, in occasione del 77.o anniversario di Ca’ Genasia (6 ottobre 1944), organizzano una manifestazione a ricordo dei partigiani del “S.A.P. Montano” a Cà Genasia, sabato 2 ottobre alle ore 10,30. Interverranno Fabrizio Castellari, vice sindaco di Imola, Marina Lo Conte, assessore del Comune di Riolo Terme, Valter Attiliani, Anpi Imola e Anna Testa, Anpi Riolo Terme.
II Battaglione “S.A.P. Montano nella lotta ai nazifascisti”
Quando gli sviluppi della guerra di liberazione suggerirono la necessità di affrontare la nuova situazione derivata dalla liberazione di Roma - 4 giugno 1944 - e dalle forze tedesche in ritirata, il Comando Unico Emilia Romagna, in accordo col Comando partigiano del C.L.N. di Imola, convenne sull’opportunità di costituire una unità partigiana omogenea di media entità nelle colline alla sinistra le località di Torano, Montecatone, Monte della Valle, Casalfiumanese; e sulle colline della destra, le località di Ghiandolino, Goccianello, Bergullo, Pediano, Toranello, Codrignano, Montemeldola. Alcune di queste fanno parte del Comune di Riolo Bagni. La nuova unità venne denominata “Battaglione SAP Montano” e in base agli indirizzi e agli obiettivi del movimento partigiano imolese, doveva essere unità avanzata di collegamento con la 3óa Brigata “Bianconcini” con la funzione specifica, nell’ipotesi di una ritirata dei tedeschi, di operare assieme a reparti di detta brigata ed altre SAP e GAP per la liberazione della città di Imola.
Così caddero Rino e Petit
Sulla strada Imola-Codrignano, presso Cà Bella Rosa Rino, Petit e Giuliano attaccarono un carro tedesco: un soldato rimase ucciso e il carico fu abbandonato nelle mani dei partigiani. Stavano portando le vettovaglie e le munizioni verso le nostre basi quando arrivarono una quarantina di tedeschi con due autoblindi che ci videro e ci diedero la caccia. Noi ci programmammo a riceverli sotto Monte Tomba ma vedendo che le autoblinde non riuscivano a salire la strada fangosa i tedeschi desistettero dall’ingaggiare il combattimento. La notte decidemmo di lasciare la zona e Rino e Petit restarono a Cà Genasia, giunse poi la notizia portata da Aldo che, Rino e Petit erano morti. Restammo come impietriti, Rino e Petit attaccati dai tedeschi a Cà Genasia non erano riusciti a sgangiarsi ed erano caduti con le armi in pugno. Non avevano accettato la resa. Tutto, nelle cascine semi-bruciate, diceva della durezza della lotta combattuta. Non un centimetro di muro era stato risparmiato dal fuoco, dalle schegge delle bombe a mano ed alle pallottole dei mitra. I due partigiani si erano difesi sparando dalle feritoie e le lunghe raffiche del “parabello” per avere il quale Rino aveva sfidato la brigata nera e gendarmerie tedesche in un lungo viaggio nella bassa imolese, i colpi del moschetto avevano inchiodato gli assalitori per lungo tempo dietro ai pagliai e ai ripari naturali. Rino e Petit avevano resistito fino all’ultimo respiro, la posizione dei corpi lo testimoniava e ciò che restava e ciò che era rimasto, ciò che il fuoco aveva risparmiato di loro stava ad indicare con quanta fede si possa servire la causa.
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Ultimo aggiornamento: 19-01-2024, 11:58