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Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della salute mentale, col tema “Salute mentale in un mondo ineguale”.
“Oltre la Siepe” organizza un evento on line, nel quale le associazioni, le Istituzioni e i gruppi informali che aderiscono alla rete di “Oltre la Siepe” faranno dei brevi interventi con letture o video per testimoniare la loro presenza sul tema della salute mentale.
Daniela Spadoni, assessora al Welfare, interverrà in rappresentanza dell’Amministrazione comunale con un video, il cui contenuto è sostanzialmente quello proposto in questa sua dichiarazione.
“Celebrare vuol dire mettere al centro e fa piacere mettere al centro oggi la salute mentale per riaffermare il principio, sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non c’è salute senza salute mentale, e che essa è condizione per lo sviluppo economico e sociale delle comunità.
In questi anni ci siamo oltremodo resi consapevoli della centralità del bene salute, intesa come salute fisica e salute mentale, e dell’importanza delle relazioni umane e sociali. Abbiamo capito che da una pandemia nessuno può uscire da solo e che le parole chiave della sanità del futuro sono prossimità, comunità, presa in carico globale della persona, domiciliarità. Abbiamo anche compreso che il disagio mentale nasce nei luoghi di vita e di lavoro delle persone, si cura nelle comunità in cui vivono le persone e con l’apporto delle comunità stesse.
Per questo non posso esimermi dal rivolgere un particolare pensiero a tutti coloro che in questi anni hanno sperimentato periodi di sofferenza mentale ma non sempre hanno trovato servizi adeguati ai loro bisogni, che a causa della pandemia si sono sentiti trascurati dai servizi.
Non c'è salute senza salute mentale e non c'è buona salute mentale e benessere senza adottare un approccio basato sui diritti umani. “C’è un valore intrinseco e universale nel sostenere la dignità e il benessere: inoltre, è un imperativo dei diritti umani”. Ce l’aveva già insegnato lo psichiatra Franco Basaglia, ma oggi ce lo ricorda anche Papa Francesco.
Vorrei anche aggiungere, che senza salute mentale non c’è né ripresa né resilienza: abbiamo bisogno della salute mentale per pensare ad una ripresa economica e sociale e viceversa: senza ripresa economico- sociale spesse volte non riusciamo ad avere salute mentale.
Il tema della giornata di oggi ci impone una ulteriore riflessione perché persiste una disparità di trattamento e di qualità dell’assistenza a chi soffre di malattie mentali e a chi soffre di altre patologie. Sono molti i fattori che determinano queste differenze: situazioni economiche, sociali e culturali, problematiche acuite nell’ultimo anno a causa della pandemia e della maggiore difficoltà di accesso alle cure. A tutto questo si aggiungono il pregiudizio che condiziona la qualità della vita delle persone che vivono con disturbi mentali e dei loro cari. Questa giornata può offrire allora anche questa opportunità, ovvero quella di riconfermare la voglia di stare uniti per agire insieme per affrontare queste disparità e per garantire alle persone con disturbi mentali e ai loro cari di essere pienamente integrate nella vita quotidiana, in tutti i suoi aspetti.
Sul piano concreto si tratta di rilanciare il lavoro sul territorio, prendendo come riferimento le comunità, la prossimità e la domiciliarità; di qualificare i servizi dal punto di vista delle risorse e degli habitat e di promuovere una robusta integrazione con gli enti locali.
Se usiamo il termine budget di salute, termine caro alla progettazione socio- sanitaria, come sintesi delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per innescare un processo volto a ridare ad una persona, attraverso un progetto terapeutico riabilitativo individuale, un funzionamento sociale accettabile, alla cui realizzazione partecipano il paziente stesso, la sua famiglia e la sua comunità, comprendiamo bene come nessun soggetto della nostra comunità può dirsi escluso. Il budget di salute vuole permettere a quanti sono affetti da malattie mentali gravi e persistenti di sviluppare le abilità emotive, sociali e intellettuali necessarie per vivere, studiare e lavorare nell’ambiente sociale di scelta, migliorando di fatto le proprie possibilità di avere successo in maniera autonoma, all’insegna della salute e del benessere della persona.
Quest’anno a Imola celebreremo il venticinquesimo anno dalla chiusura dell’Osservanza.
Questa ricorrenza ci obbliga ad avere un'attenzione maggiore a che la struttura manicomiale non trovi più un senso nella psichiatria, a che la dimensione farmacologica abbia il posto opportuno, accanto sempre alla dimensione affettiva, di cura e di sostegno nella vita concreta, perché il disagio mentale prima di tutto si cura con l’attenzione e il calore.
Per fare questo, però, dobbiamo conservare la memoria, rinverdirla e ricordarci che senza la collaborazione vera tra le tante associazioni di malati e famigliari, le cooperative sociali, gli operatori lungimiranti, non avremo mai ottenuto questo risultato.
Non dimentichiamoci di questo, perché Imola non se lo può permettere”.
Daniela Spadoni
assessora al Welfare
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Ultimo aggiornamento: 19-01-2024, 11:58