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A seguito della proposta del consigliere comunale Daniele Marchetti (Gruppo Lega) di estendere un invito permanente a tutti i consiglieri alle sedute della Commissione Pari Opportunità è stato richiesto a questa un parere dalla Segreteria generale del Comune. Lo prevede lo Statuto comunale all’art. 27.
Il parere non è stato gradito da Marchetti tanto che rilancia con una polemica dal linguaggio sviante. Per questo è doveroso precisare quanto segue.
La Commissione non ha bocciato alcunché, ha espresso un parere legittimo. Non si “arroga il diritto” di escludere i consiglieri. I diritti sono tali perché previsti da norme. L’invito permanente alle consigliere è stabilito infatti da una norma votata dal Consiglio comunale. Si fa notare che i gruppi consigliari, i consiglieri e le consigliere hanno la possibilità di incontrare, se e quando lo ritengono, la Commissione e di proporre con essa confronti sulle materie di sua competenza. Possibilità finora mai praticata. In occasione della presentazione (invitati tutti i/le componenti del Consiglio Comunale) dei documenti prodotti sulla violenza di genere, del progetto eQuality (finanziato dall’Unione Europea e partecipato da 5 Paesi dell’Unione) e del bilancio di genere recentemente licenziato (per fare alcuni esempi) i consiglieri e le consigliere erano presenti in numero molto esiguo e non ricordiamo fra questi il consigliere Marchetti. Il quale tuttavia ritiene di essere escluso per la mancata previsione di un invito permanente alle sedute della Commissione. Egli dice di non essersi mai espresso con “posizioni radicali e ideologiche”. Radicali e ideologiche nei confronti di chi e di cosa? Non abbiamo il piacere di conoscere le sue posizioni che non sappiamo se siano radicali o ideologiche.
Appaiono pretestuose l’azione e le argomentazioni del consigliere della Lega per attaccare un organismo (peraltro privo di fondi autonomi) mal digerito dalle opposizioni in Consiglio Comunale fin dall’inizio del mandato amministrativo in corso.
L’atteggiamento vittimistico e il linguaggio volutamente impreciso e strabico rispetto alla realtà, sanno di propaganda che sembra svelare un disconoscimento politico della legittimità delle donne di riunirsi in organismi autonomi in quanto portatrici di saperi e interessi specifici comuni. Si fa infine presente, come secoli di Storia dimostrano, che le escluse dallo spazio pubblico sono sempre state le donne, destinate a prevalere nella dimensione privata e famigliare con ben poco potere decisionale nelle scelte riguardanti la collettività in ogni ambito.
Di seguito i brani del parere della CPO che motivano il parere.
Recita il testo: La previsione di un invito permanente alle consigliere comunali corrisponde a una scelta operata in un contesto politico diverso da quello attuale che aveva l’intento di una partecipazione finalizzata a favorire il confronto su tematiche comuni. La tendenza di soggetti svantaggiati e/o oggetto di discriminazioni ad aggregarsi in forme associative è una caratteristica insita nella compagine sociale. Le donne lo fanno da decenni e proprio grazie al loro agire comune si sono ottenute normative che hanno contribuito nello spirito dell’art. 3 della Costituzione italiana, a riconoscere diritti prima disconosciuti e a ottenere le condizioni per l’applicazione di tali diritti, indubbiamente espressione di progresso civile e sociale.
E ancora: (…) si trova incongruo e paradossale l’estensione di un invito permanente a tutti i consiglieri comunali in aggiunta alle consigliere a partecipare alle sedute della CPO. Il paradosso e l’incongruità risiedono nel fatto che potenzialmente la CPO dovrebbe riunirsi alla presenza dell’intero Consiglio Comunale che è un organo di governo dell’Amministrazioni con funzioni definite dalla normativa vigente. In altre parole le sedute della CPO finirebbero per essere, se pur informalmente, sedute del Consiglio comunale.
Considerazioni a supporto.
Questa circostanza snaturerebbe il senso di un organismo che nasce come azione positiva tesa a colmare il divario di opportunità fra uomini e donne, ancora attuale. Lo documentano i dati e le indagini periodicamente pubblicati da Enti quali ISTAT, INPS, e altri di livello internazionale (ONU, CEDAW). Non a caso sono nate realtà che grazie a decenni di studi sul campo hanno prodotto un pensiero e competenze specifici. L’istituzione di una Commissione comunale di Pari Opportunità oltre a cogliere l’apporto di queste istanze e competenze all’Amministrazione locale ha rappresentato una scelta di partecipazione democratica finalizzata alla costruzione di un rapporto stretto e organico fra Istituzioni e società civile. Ha il compito di avanzare proposte e di esprimere pareri non vincolanti sugli atti dell’Amministrazione stessa. Dalla sua istituzione il contesto politico è cambiato sensibilmente. Proprio grazie alle politiche di pari opportunità applicate in diversi ambiti e a una maggiore consapevolezza dei diritti oggi le donne sono più presenti nello spazio pubblico. Ciò consente un migliore funzionamento dell’articolazione delle sedi di confronto e dell’esercizio della rispettiva autonomia. Questa la ragione sostanziale del parere della Commissione non certo finalizzato all’esclusione del consigliere Marchetti come egli stesso sostiene. Come tale egli ha la possibilità di intervenire e votare tutti gli atti attribuiti dalla legge al Consiglio comunale. Un potere effettivamente più esteso e sostanziale di quello in capo alla Commissione Pari Opportunità
La Commissione pari Opportunità
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Ultimo aggiornamento: 04-04-2025, 14:29